17 giugno, 2015

Come riconosce l'Islam La Gente Del Libro (cristiani e ebrei)?

Nel Corano, sia gli ebrei che i cristiani sono conosciuti come Ahl al-Kitab, che significa «La Gente del Libro». Il Corano stabilisce distinzioni tra la Gente del Libro. Molti articoli riconoscono che tra di loro ci siano, sia deviati che giusti. Quando il Corano critica la Gente del Libro, generalmente si riferisce a quelli che non hanno aderito al Messaggio dei loro Profeti.

Il Corano dice:
“Dite: Noi crediamo in Dio e nella rivelazione fatta scendere su di noi, e nella rivelazione fatta scendere su Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e le tribù, e fatta scendere su Mosè e Gesù e quella fatta scendere su (tutti) i profeti dal loro Signore. Non facciamo distinzione fra l’uno o l’altro di essi, e a Lui noi siamo sottomessi”.   (2:136)

“Che non vi sia costrizione nella religione. (2:256)
Il Profeta Muhammad (pace su di lui) stesso dice:
“Chiunque ferisce un membro appartenente alla Gente del Libro, è come se ferisce me in persona”.
Di fatto, dalle origini, la società islamica è stata una società pluralista. Appena Muhammad (pace su di lui) emigrò a Medina per istituire lo stato islamico degli inizi, fu stipulato un trattato fra tutte le tribù, comprese  quelle ebraiche  che vivevano sul territorio; il trattato sanciva la libertà religiosa e l’uguaglianza di diritti e doveri.
L’islam non è una religione escludente. Ma un appello universale al genere umano (non una religione ‘Araba’ o ‘Orientale’ come lo dipingono molti).Pur rivolta a tutti i popoli, compresi quelli della Gente del Libro, il fatto che questi non l’abbiano abbracciata non costituisce ragione per catalogarli come nemici o infedeli. Quel che è vero è che il termine infedele è d’origine europea; fu usato ai tempi delle Crociate per designare i Musulmani.
L’islam riconosce la bontà ovunque essa risieda:
“Loro non sono tutti uguali: fra la Gente del Libro ve ne sono alcuni che sono giusti. Essi  recitano i segni di Dio nelle ore della notte e si prosternano in adorazione”.

Nessun individuo, nessun gruppo può pretendere di avere in monopolio della misericordia di Dio o negarla ad altri:
“Coloro che credono (nel Corano) e quelli che seguono le (Scritture) ebraiche, ed i Cristiani, ed i Sabei; quelli che credono in Dio e nell’Ultimo Giorno ed operano il bene avranno la loro ricompensa presso il Signore loro e non avranno timore né si rattristeranno.

Lo dottrina coranica su «La Gente del Libro»

Il Corano normalmente difende la tolleranza, il rispetto e la buona volontà rispetto a la Gente del Libro. Per esempio, il verso (60:8) dice:
Dio non vi proibisce, riferendosi a quelli che non vi fanno la guerra per motivi di Religione, né vi cacciano dalle vostre case, siate gentili con loro e attuate in maniera equa. Senza dubbio ama in maniera scrupolosa chi è equo. (Al-Mumtahanah).

Oltre a promuovere la tolleranza, il Corano elogia la Gente del Libro. Nella surah (21:7), si fa riferimento a quelli come «la gente del conoscimento» (ahl al-dhikr).
Questo riconoscimento di un terreno comune si ripete in altri versi, come nel 3:64, che ordina:
Di (Oh Messaggero): «Oh Gente del Libro, convenite con una parola comune tra noi e voi: Veneriamo unicamente Dio, senza attribuirgli nessun compartecipe e non prendiamoci l’uno con l’altro come signori al posto di Dio»
(Al-‘Imran, 3:64).

Un’altra implicazione del verso (3:115) è che la Gente del Libro sarà ricompensata. Si ammette generalmente nel Corano che la Gente del Libro che accetta il tawhid otterrà la salvezza. Per esempio, nel verso (2:62) si dichiara:

Quelli che credono (sarebbe a dire, quelli che professano l’Islam) o quelli che si dichiarano ebrei, cristiani o sabei (o di qualsiasi altra religione) -quelli che credono realmente in Dio e nel Giorno del Giudizio Finale e che compiono buone azioni-, ovviamente la loro ricompensa sarà fatta da il Signore e non dovranno più temere ne intristirsi. (Al-Baqara).

La relazione tra i musulmani e la Gente del Libro
I musulmani, ebrei e cristiani si relazionano con molta frequenza e con totale libertà durante il Medio Evo dell’Islam, generando delle unioni (Cohen, 2000, 39, 42). Per esempio, si incontravano nei bagni pubblici, e nelle associazioni impresariali formate da musulmani e non musulmani, nonostante la disapprovazione di alcune autorità. Alcuni musulmani, addirittura partecipavano alle celebrazioni religiose cristiane ed ebraiche. Gli ebrei e i cristiani possedevano abbondanti ed enormi opportunità nella vita di tutti i giorni «di attraversare le barriere nella gerarchia della società islamica» (Cohen, 2000, 39). I dhimmis furono ben accetti nei circoli intellettuali (majalis) e poterono studiare insieme ai musulmani nelle università, specialmente durante il «rinascimento dell’Islam», nella città cosmopolita di Bagdad nel X secolo. Cohen afferma che «i medici ebrei, nella società araba erano in quantità sproporzionata rispetto alla presenza ebraica nella popolazione in generale... Formarono anche parte del circolo sociale dei medici che lavorarono negli ospedali statali, decorando i tribunali musulmani» (Cohen, 2000, 42).

All’inizio dell’epoca degli abbasidi, i teologi musulmani e cristiani si mantennero frequentemente in contatto per corrispondenza, o per mezzo si dibattiti. Anche se nel dialogo entrambe le parti provavano a dimostrare la superiorità della proprio religione sull’altra, si trattava in ogni caso una relazione costruttiva e significativa (Sirry, 2005, 365-73).

La vita in Spagna (Al Andalus), tra il 711 : 1492 fu un eccellente esempio di convivenza tra musulmani, ebrei e cristiani. Gli ebrei e i cristiani, partecipavano in attività culturali arabe, come concorsi di poesia e nei circoli intellettuali (Menocal, 2002, 173-80).

Nel 1856, a tutti i cittadini dell’Impero Ottomano vennero dati uguali diritti. I cittadini di qualsiasi regione potevano essere accettati dall’amministrazione pubblica e potevano inscriversi alle scuole militari e statali.
 
Conclusione
Studiando il Corano, appare evidente che l’Islam è totalmente tollerante con l’Ebraismo e con il Cristianesimo. E’ un requisito per i musulmani rispettare la validità delle Scritture della Gente del Libro e i suoi diritti a essere trattati con gentilezza. La pratica del Profeta è consistente con questa visione.

Dobbiamo concentrarci nelle somiglianze per renderci conto che siamo tutti fratelli e accettare le nostre differenze come un’opportunità per apprendere. Durante i conflitti tra il XX e il XXI secolo, tra il mondo islamico e l’Occidente, la convivenza pacifica tra i gruppi religiosi si è convertita in un ideale. Ma bisogna guardare all’esperienza di ebrei e cristiani sotto il dominio islamico nel Medio Evo per rendersi conto che il pluralismo religioso è possibile.

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